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Da Pharmakon

 

Lo smartphone è ormai l’oggetto di cui non si può più fare a meno, quello che più spesso viene toccato, preso tra le mani, accostato al viso e alla bocca, eppure risulta essere più popolato di batteri di un asse del water. Diventati quasi “estensioni” del corpo umano, i cellulari sono presenti in ogni luogo e in ogni momento della giornata perché aiutano a mantenersi in contatto con parenti e amici e ad essere connessi continuamente, ma sono anche un ricettacolo dei batteri umani più comuni.

Gli studi scientifici condotti a riguardo, hanno dimostrato che, toccando lo smartphone circa 150 volte al giorno, si è continuamente esposti a batteri anche potenzialmente pericolosi per la salute, dai più conosciuti ai più temuti e meno diffusi. Sono dieci i batteri che vivono sugli smartphone, vediamoli:

Pseudomonas aeruginosa: questo batterio è quello che risulta spopolare sugli smartphone perché ha la peculiare caratteristica di non necessitare di particolari condizioni ambientali e nutritivi per sopravvivere, cosicché si annida sulle superfici più disparate, dagli ospedali, alle cucine, così come sugli schermi dei tanto amati smartphone. Molto aggressivo e potenzialmente pericoloso, questo batterio presenta anche una notevole antibiotico-resistenza che indurrebbe a limitare l’uso di cellulari soprattutto nelle strutture ospedaliere.

Clostridium difficile: questo patogeno, oltre ad essere responsabile di disturbi gastro-intestinali con sintomatologia riconducibile a diarrea e irritazione del colon, risulta essere uno dei più resistenti sulle superfici, per cui non basterebbe una semplice pulizia dello smartphone e dei tablet per debellarlo. Il batterio sopravvive alle varie condizioni con invidiabile resistenza, scatenando malori negli anziani e nelle persone con deficienze immunitarie, primarie o secondarie.

Staphylococcus aureus: questo batterio è normalmente presente sulla cute sana, ma alcuni particolari ceppi presentano una patogenicità elevata, creando manifestazioni cutanee morbose anche molto aggressive e resistenti ad alcuni antibiotici, esacerbando in un’infezione abbastanza seria.

Stafilococchi coagulasi negativi: responsabili del 30% delle infezioni ematiche, questi batteri sono presenti per il 15% sugli smartphone e risultano resistenti a molti farmaci, oltre ad essere difficilmente eliminabili.

Streptococchi: di questo batterio ne esistono due ceppi, il ceppo A responsabile principalmente delle infezioni faringo-tonsillari pediatriche e il ceppo B, responsabile anche negli adulti di infezioni delle vie urinarie e di polmoniti. Entrambi i ceppi sono stati localizzati nelle impronte rilasciate sugli schermi dei cellulari.

Escherichia coli: il batterio, saprofita comune dell’apparato gastroenterico umano, approda anche sui telefoni. Il problema fondamentale riguarda il fatto che E. coli è un batterio fecale, pertanto la contaminazione preoccupa non tanto gli smartphone, quanto la possibilità che vi si possa associare all’E. coli enteroemorragico, il quale provoca una dissenteria emorragica, con anemia e insufficienza renale.

Coliformi: batteri comuni di terriccio, feci e piante, mettono in allarme per la stessa ragione che concerne l’E. coli, in quanto una contaminazione fecale di un cellulare, lascia presupporre che possano esistere contaminazioni più preponderanti e pericolose su altre superfici.

Corynebacterium: il batterio è causa di difterite, una malattia molto contagiosa e a decorso acuto delle vie respiratorie superiori, il quale può causare gravi problemi all’apparato cardiaco e ai nervi cranici, ma i ceppi riscontrati sugli smartphone sembrano appartenere a generi innocui.

Lieviti: uno studio ha evidenziato che miceti e lieviti, come la Candida albicans, responsabile di un’infezione del cavo orale e della vagina, sono presenti per l’11,9% sui dispositivi mobili e anche se di per sè sono difficilmente responsabili di una malattia conclamata, resta pur sempre evidente quanto scarsa sia l’igiene dei telefoni cellulari.

Muffe: il 10% sono state ritrovate sulle superfici degli smartphone; inalate per lungo tempo, possono provocare respiro corto, naso chiuso, difficoltà respiratorie in genere e anche infezioni polmonari.

 

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